Le Fonti
Leggiamo negli Actus Beati Francisci et sociorum eius (capp. XIV e XVI) e nei Fioretti (cap. XVI) che San Francesco, all’inizio della sua predicazione, capitò in un castello chiamato Cannarium (oggi Cannara), i cui abitanti rimasero così affascinati dalla sua parola che tutti volevano seguirlo abbandonando le loro case, ma il Santo disse loro: “Non abbiate fretta, e io provvederò a quel che voi dobbiate fare per la salvezza della vostra anima. E allora pensò di fare il Terzo Ordine, che è detto dei Continenti, per la salvezza di tutti, universalmente” (Actus, cap. XVI).
Le Fonti narrano che il Santo, lasciato il castello insieme ai suoi compagni fra’ Masseo e fra’ Angelo, si incamminò per un sentiero che da Cannara conduce a Bevagna: ‘…si partì indi e venne tra Cannario e Bevagno’ (Actus Beati Francisci et sociorum eius, Cap. XIV e Fioretti, Cap. XVI).
“… E passando oltre con quello fervore, levò gli occhi, e vide alquanti arbori allato alla via, in su’ quali era quasi infinita moltitudine di uccelli; di che Santo Francesco si meravigliò e disse ai suoi compagni: Voi m’aspetterete qui nella via, e io andrò a predicare alle mie sirocchie uccelli; e entrò nel campo, e cominciò a predicare agli uccelli … ‘sirocchie mie uccelli, voi siete molto tenuti a Dio vostro creatore, e sempre et in ogni luogo il dovete laudare…et allora tutti quelli uccelli in schiera si levarono in aria con meravigliosi canti…E poi, secondo la croce che avea fatto loro santo Francesco, si divisono in quattro parti; l’una parte volò verso l’oriente, l’altra verso l’occidente, la terza verso il meriggio, la quarta verso l’aquilone, e ciascuna schiera andava cantando meravigliosamente …” (Fioretti, cap. XVI).
È l’episodio “tra i più gentili e i più santi e i più significativi che la fede e la poesia degli uomini ricordino” (A. Fortini, Vita Nova di San Francesco).
Lo scenario del miracoloso avvenimento, secondo i più antichi scrittori della vita del Santo e secondo gli studiosi di ogni tempo, è Piandarca.
Tommaso da Celano non lo menziona espressamente, dice: “[San Francesco] … giunse ad un luogo presso Bevagna, dove era raccolta una grandissima quantità di uccelli…” (Vita prima Francisci Assisiensis ed. PP. Collegii S. Bonaventurae, Ad Claras Aquas, 1926), ma il commentatore specifica in nota 7 che il luogo, situato tra Cannara e Bevagna e distante due leghe da Assisi, si chiama Piandarca.
E Bonaventura da Bagnoregio, nella sua Leggenda Maggiore, scrive che l’episodio della Predica agli uccelli “avvenne tra Cannara e Bevagna, nel luogo detto Pian dell’Arca” (Fonti Francescane, Padova 2000).
Vita Nova di Arnaldo Fortini
La più bella pagina mai scritta sulla predicazione di San Francesco a Cannara è di Arnaldo Fortini, uno dei massimi studiosi del francescanesimo del Novecento che ci ha lasciato una memorabile ricostruzione storica della predicazione di San Francesco a Cannara, con gli episodi del Miracolo delle rondini, dell’ideazione del Terz’Ordine e della Predica agli uccelli (Vita Nova di San Francesco, vol. secondo, Biblioteca di Storia Patria, Roma 1977, p. 639 e sg.). Per l’interesse che suscita, se ne propongono alcuni passi:
Il miracolo delle rondini
… Così garrivano le rondini quel giorno che il Santo predicava nella piazza di Cannara, forte castello della diocesi di Assisi, sulla sinistra del Tupino, a qualche miglio da Santa Maria degli Angeli. Il luogo era assai impervio, stretto tra la palude e la collina selvosa… Nei mesi d’inverno i fossati traboccavano ristagnando in una larga distesa acquitrinosa tra i folti canneti, donde era venuto il nome al castello. I lupi giungevano davanti alle porte sbarrate, empiendo le notti delle loro lugubri grida. Ma quel giorno si era in primavera già avanzata. Le canne luccicavano al sole; il fiume scorreva rispecchiando l’azzurra limpidezza del cielo. Era il tempo in cui Francesco aveva ricevuto l’avvertimento di continuare nella sua opera di apostolato.
Aveva preso con sé frate Masseo e frate Angelo e si era messo di nuovo in cammino, pensando di ricominciare da quel castello, a lui ben noto fin dagli anni della giovinezza.
Era nella pienezza del suo ardore. Aveva divorato la strada che scende da San Damiano e prosegue per Castelnuovo, giungendo sul ponte di Cannara a mattino alto. Subito la voce si era diffusa e la popolazione era accorsa, riunendosi sulla piazza davanti alla pieve.
Gli atti degli archivi assisani ci danno anche qui la sensazione precisa e immediata del carattere e dell’aspetto di questi abitatori. Molinari torvi e irriducibili, usi a contrastarsi con gli appaltatori del Comune di Assisi per via dei proventi dei mulini e delle gualcherie, della condotta dell’acqua e della gabella del macinato: spesso scendevano alle vendette rovinando gli argini delle forme, guastando i muri e le travi delle chiese. Coltivatori di farro. Ribattitori di macine. Bovari e tagliatori di boschi. Cacciatori di lupi. Intrecciatori di vimini.
Francesco vedeva sotto la sua parola i volti spianarsi, la cupa diffidenza far luogo a un’impressione di meraviglia attonita. E il suo impeto si accresceva per quella impensata commozione dei suoi ascoltatori. Ma i gridi delle rondini lo disturbavano e gli impedivano di raccogliersi. Lo stormo passava e ripassava tra il fiume e la porta di Limigiano, empiendo il cielo di un clamore così forte che Francesco, giunto a metà del suo discorso si fermò. Alzò verso il cielo il volto radioso e disse: -O mie sorelle rondini, assai avete fin qui parlato; lasciate che adesso parli io. Ascoltate ciò che dice il Signore e rimanete ferme in silenzio finché non sarà terminato il discorso di Dio -.
Subito, e fu cosa prodigiosa, le rondini seccarono il volo e si posarono in atto di attenzione. Sulle cornici delle case, lungo i modiglioni della torre e sugli archetti, i petti bianchi e le code forcute brillavano come quando in settembre è giunta l’ora del passaggio. Ascoltavano così insieme l’infiammata orazione gli uomini e gli uccelli, in meravigliosa comunione spirituale, uniti dallo stesso fervore.
L’ideazione del Terz’Ordine
Ma a tale miracolo un altro ne seguì non meno portentoso. Quando il Santo ebbe finito di parlare, non soltanto alcuni come generalmente avveniva, ma tutti insieme, uomini e donne, sorsero a gran voce chiedendo di seguirlo sulla via della rinunzia… Tutto erano decisi con gioia a donare pur di rinnovellarsi, di risorgere, di vivere il mirabile sogno che la parola dell’uomo di Assisi aveva loro rivelato. A questa offerta eroica di tutto un popolo disposto ad immolarsi per la sua liberazione, il cuore di Francesco tremò, come sotto l’urto impreveduto di una commozione troppo forte. Ciò che egli aveva immaginato quale stato eccezionale di grazia diventava adesso, nello slancio di quella povera umile gente, la regola della vita comune. Era un nuovo arduo problema, non preveduto fino a quel giorno. Vi fu un istante di silenzio che dominò la piazza assolata, l’ansia degli uomini, la devota ascoltazione delle rondini. Infine egli parlò e disse: ‘Non abbiate fretta, rimanete. Io ordinerò quello che dovrete fare per la salvezza dell’anima vostra’.
Così per la prima volta, in quella pausa raccolta dei cuori agitati, il Santo meditò e decise l’istituzione del Terz’Ordine…
La Predica agli uccelli
… partitosi da Cannara, procedeva per la via di Bevagna. Un’onda fresca di poesia risollevava in lui tutti gli spiriti della primavera. La strada che s’inoltrava tra campi di grano dopo un breve tratto sboccava in un largo pianoro che i contadini chiamavano, e chiamano anche oggi, il Pian dell’Arca.
Alcune querce sorgevano intorno e Francesco, levati gli occhi, vide sui rami una grande moltitudine di uccelli, che sembravano attendere il suo passaggio.
Li chiamò e quelli subito volarono giù e si disposero per terra in cerchio, così vicini che alcuni giungevano a toccare la sua tonaca…
Un azzurro intenso, quello stesso che Giotto profuse un secolo più tardi nell’affresco della basilica superiore, risplendeva sull’idillio, che è tra i più gentili e i più santi e i più significativi che la fede e la poesia degli uomini ricordino…
Per la citazione delle fonti storiche e bibliografiche, si ringrazia il Prof. Ottaviano Turrioni, cultore di storia locale che ha raccolto i suoi studi su Piandarca e Cannara in diversi libri che dagli archivi storici hanno fatto emergere memorie dimenticate legate ad una Terra ricca di storia e cultura.
In particolare:
‘Cannara. La nascita del Terz’ordine e la predica di s. Francesco agli uccelli. Antologia di scrittori dal Medioevo ai giorni nostri’ con note storiche sulla fraternità OFS di Cannara dal 1500 ad oggi – di Ottaviano Turrioni, ED. Fraternità OFS Cannara 2016.
Animato da un profondo amore per la propria terra, in questo testo il prof. Turrioni ha condotto un lungo ed approfondito lavoro di ricerca che, attingendo alle Fonti Francescane e ad una bibliografia che muove del sec. XIII oltreché ad un’antichissima tradizione, ricostruisce minuziosamente il collegamento tra Cannara e due grandi eventi della vita di San Francesco di Assisi: l’istituzione del Terzo Ordine Francescano e la celebre Predica di San Francesco agli Uccelli.